L’idea di spazio (rin)chiuso, costretto, rimediatoChristo morto addio opere
È morto a New York all’età di 84 anni Christo Vladimirov Javacheff, noto con il solo nome Christo. Il decesso è avvenuto per “cause naturali”. L’annuncio è arrivato attraverso i canali social dell’artista, che nel 2016 aveva realizzato l’opera The Floating Piers sul Lago d’Iseo. Nato a Gabrovo, in Bulgaria, il 13 giugno 1935, è stato tra i più grandi esponenti della Land Art. Con la sua arte modificava e ridisegnava il paesaggio.Christo morto addio opere
In più di cinquant’anni di carriera, trascorsi per gran parte con la compagna della vita Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, ha imballato e impacchettato il mondo. Da Porta Pinciana a Roma, nel 1974, al Reichstag di Berlino (1995), passando per il Pont Neuf di Parigi (1985). Il primo edificio imballato, nel 1968, è la Kunsthalle di Berna. Da allora il suo stile diventa inconfondibile. Il suo vero obiettivo era realizzare le visioni che aveva in testa. Cambiare l’immagine del mondo, anche solo per il tempo della durata della sua installazione.
Della sua opera diceva “Non voglio usare chiavi politiche, letterarie o religiose per parlare del mio lavoro. Il mio lavoro è la cosa in sé. Se vogliamo, è politica in sé. Avete idea di cosa può voler dire ottenere i permessi per impacchettare il Reichstag? Convincere Mister Kohl e tutto il Bundestag? Costringerli a votare qualcosa che non esiste ancora, se non nell’immaginazione? Questa è vera dimensione politica, non illustrazione della politica, ma pura visione politica”.
Un’innamorato, un poeta del mondo
Quest’anno avrebbe dovuto impacchettare l’Arco di Trionfo a Parigi. Il progetto è stato rinviato per la pandemia e riprogrammato all’autunno 2021. Sarà la sua opera definitiva. La storia di Christo è strettamente legata a quella della moglie Jeanne-Claude. Senza di lei, diceva, non ce l’avrebbe fatta a realizzare opere tanto folli, che richiedevano una lunga preparazione e soprattutto molti permessi e autorizzazioni. Si erano conosciuti a Parigi, lui in fuga dal mondo comunista, lei cresciuta in una famiglia francese a Casablanca. Erano nati lo stesso giorno, se gli astri hanno un senso: il 13 giugno 1935.
Insieme hanno impacchettato monumenti in tutto il mondo e pensato opere che hanno ridisegnato l’architettura urbana. Progetti incredibili come il nastro di nylon bianco che nel 1976 attraversò la California per 40 chilometri o Umbrellas, migliaia di ombrelli con i quali avevano invaso una valle del Giappone e prima della California (1991): 1340 ombrelli blu alti sei metri comparsi a nord di Tokyo. Quattro anni dopo avevano impacchettato il Reichstag tedesco (Wrapped Reichstag): l’opera fu visitata da 5 milioni persone. Nel 1985 ad essere imballato fu il Pont Neuf a Parigi.
Per noi italiani è stato il ponte sul Lago d’Iseo il ricordo recente più forte di Christo, una lunghissima passerella gialla sul lago lombardo che realizzava il miracolo di camminare sull’acqua: era il 2016,The Floating Pears è stata attraversata da 1 milione e 300 mila persone in sole tre settimane. Più popolare di un concerto rock. Anni prima, nel 1968, insieme a Jeanne-Claude Christo aveva impacchettao una torre medioevale a Spoleto. Poi aveva avvolto di spaghi e nastri il monumento a Leonardo da Vinci a Milano e nel 1973 era stata la volta delle mura aureliane di Roma (Wrapped Roman Wall). Ad aiutarlo allora c’era anche Guttuso. Per realizzare i suoi progetti Christo lottava con l’impossibile e con le difficoltà della burocrazia. Diceva di essere fuggito dal mondo comunista per essere un uomo libero. La libertà era anche sognare in grande, ridisegnare il mondo anche solo per qualche giorno.
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