Gustav Klimt e la sua arte
Gustav Klimt, il pittore di cui non esiste un autoritratto, è forse tra quelli che maggiormente hanno incarnato un collegamento tra arte e vita, a partire da un tema, intorno al quale ruota gran parte della sua produzione: quello della coscienza della fine, respirata in una Vienna di fine Ottocento costituita dalla presenza di musicisti come Mahlere Schonberg, di studiosi come Freud e Wittgenstein e di drammaturghi come Musil. Era l’anticamera di un mondo che stava acquisendo la consapevolezza del suo trapasso, che sarebbe avvenuto brevemente con lo scoppio della prima guerra mondiale. Klimt pittura sacralità donna
Le principali protagoniste delle sue opere d’arte sono principalmente le donne della ricca borghesia industriale viennese che ritrasse con immagini eleganti e cariche di erotismo. Per l’artista ”il femminile” è un universo onirico e misterico, eternamente in bilico fra la sacralità e la crudeltà,. ora un’icona da rispettare o da temere, come nel quadro “Il bacio”, ora causa di distruzione, come “Giuditta I”… Capofila indiscusso della Secessione viennese, Gustav Klimt fu un grande innovatore, capace di creare un unione singolare tra il simbolismo mitologico e l’arte bizantina. Anche per questo viene considerato il precursore della pittura astratta. Di fatto, le Secessioni introdussero in Austria e in Germania le novità stilistiche dell’Art Nouveau che in quel momento dilagavano per tutta EuropaKlimt pittura sacralità donna
Un connubio tra crudeltà e sensualità
Il viaggio di Klimt nel 1903 a Ravenna, influenzò moltissimo l’espressione della sua arte, e infatti, in due diverse occasioni, conobbe lo sfarzo dei mosaici bizantini. Da questa esperienza e dalla collaborazione con i Wiener Werkstatte nacquero alcuni dei suoi capolavori più celebri: “Giuditta I” (1901), il “Ritratto di Adele Bloch-Bauer I” (1907) e “Il bacio” (1907-08). Siamo nel clou del cosiddetto periodo aureo a cui appartengono numerose opere dell’artista viennese: “Le Tre Età della Donna” (1905), la “Danae” (1907-1908) e “L’Albero della Vita” (1905-1909)Klimt pittura sacralità donna
Il periodo aureo si chiuse nel 1909 con l’esecuzione di “Giuditta II”. Il mito della Belle Époque era ormai giunto al tramonto, così come l’Impero austro-ungarico e il determinismo di Klimt che iniziò a mettersi in discussione. Determinante per questa contaminazione fu anche l’incontro con la pittura espressionista di Egon Schiele e Oskar Kokoschka, oltre al sensibile influsso esercitato dall’Impressionismo. Famoso per aver affrontato soggetti della psiche umana attraverso le sue rappresentazioni carnali della sensualità,. è stato autore di opere capaci di trascendere la realtà evocando l’aspetto più intimo e crudo di una umanità vulnerabile. Klimt pittura sacralità donna
Continuate a seguirci su Pixelinea