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Lucio Fontana, cosa si nasconde dietro i suoi tagli?

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L’apparente semplicità dei tagli di Lucio Fontana

Una delle più celebri fotografie che ritraggono Lucio Fontana (Rosario, 1899 – Comabbio, 1968) è quella scattata dal grande Ugo Mulas: nell’immagine si vede l’artista, padre dello. spazialismo, mentre apparentemente ha appena finito di eseguire un taglio su di una tela con il suo taglierino Stanley. L’operazione tecnica del taglio seguiva un iter preciso e tutt’altro che semplice . Uno degli studî più interessanti sulla tecnica di Lucio Fontana è quello pubblicato nel 2012 dalla storica dell’arte Pia Gottschaller, intitolato Lucio Fontana. The artist’s materials, in cui vengono analizzati tutti i filoni della produzione dell’artista al fine d’indagare le modalità attraverso le quali veniva raggiunto il risultato finale.

Nell’arco di dieci anni, dal 1958 al 1968, Fontana realizzò circa 1.500 tagli, che divennero dunque il filone più consistente della produzione dell’artista.  In questo lasso di tempo, Fontana continuò a sperimentare sui colori, sui materiali, sul. formato delle tele, sul numero di tagli, sulla loro disposizione, sulla loro dimensione in rapporto alla superficie.

La realizzazione di un taglio sulla tela comportava una sfida tecnica: era necessario capire come incidere la tela senza diminuirne la tensione, in modo che la porzione tagliata non si aprisse troppo rovinando l’opera. in maniera irrimediabile a causa delle deformazioni che avrebbe subito. Un taglio eseguito in maniera non decisa avrebbe potuto creare dei bordi sfilacciati, e ulteriori problemi avrebbero potuto manifestarsi all’inizio o alla fine del taglio, anche a seconda della modalità e della fermezza. con la quale la lama avrebbe cominciato o finito di incidere la superficie. lucio fontana artista tagli lucio fontana artista tagli

Fontana non lasciò scritti su come eseguiva i tagli: lo studio di Pia Gottschaller si è. basato sulle testimonianze delle uniche due persone che lavorarono nello studio di Fontana, ovvero la designer Nanda Vigo e l’artista Hisachika Takahashi. lucio fontana artista tagli

 

Il concetto spaziale: tra sperimentazioni e soluzioni

Solitamente Fontana ordinava dalle sei alle otto tele per volta. L’artista era solito scegliere sempre la tela di lino belga, anche se la grana del tessuto poteva variare. In qualche occasione utilizzò anche tela di juta, che però presentava notevoli problemi di tensione. Prima di essere colorata, la tela veniva preparata con una stesura di colore. bianco sia sul recto che sul verso, in modo che la materia pittorica impregnasse tutta la superficie.

La tela così preparata era fissata al telaio per mezzo di chiodi alternati a punti metallici che dovevano tenerla in tensione. In seguito veniva colorato il fronte della tela: Fontana sperimentò varie soluzioni, dalla pittura a olio all’anilina, anche se il suo materiale più famoso è l’idropittura, una vernice diluita con acqua solitamente adoperata per pitturare le pareti delle abitazioni, dai costi contenuti, e già pronta per l’uso. Terminata la preparazione, arrivava il momento del taglio. Come risulta dalla testimonianza di Mulas, poteva trascorrere molto tempo prima che Fontana decidesse come apportare l’incisione.

Quando procedeva, l’artista adoperava un taglierino Stanley, e faceva scorrere la mano dall’alto verso il basso a velocità moderata: questa operazione necessitava di una mano molto ferma, dal momento che un taglio portato male non poteva in alcun modo essere corretto. Fontana effettuava il taglio prima che si seccasse la tela, pertanto doveva scegliere l’esatto momento di asciugatura della tela.

Una volta terminato il tutto, Fontana firmava il retro e spesso apponeva anche una frase che rimandava a ricordi, stati d’animo, esperienze del quotidiano. Si pensa che queste iscrizioni siano uno stratagemma che Fontana aveva escogitato per difendere la sua opera dai falsarî.  Era invece raro che Fontana datasse le opere: probabilmente questa caratteristica era dovuta al fatto che, per l’artista, i suoi Concetti spaziali dovevano collocarsi al di fuori del tempo.

Fontana, per tutti gli ultimi dieci anni della sua carriera, dal primo fino all’ultimo taglio, non smise di continuare a sperimentare e cercare nuove soluzioni per le sue opere, alla ricerca di risultati che fossero concettualmente ed esteticamente perfetti.

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